14.10.17 — 02.04.18

a cura di ANDREA VILIANI CON SILVIA SALVATI E ANNA CUOMO

(@mined_oud) – gioco di parole che potrebbe o non potrebbe derivare dalla lettura in senso contrario dell’indirizzo email dell’artista e che propone un’assurda sinestesia fra il nome di un’essenza orientale, l’allusione all’esaurimento di un filone minerario e l’apparente generazione di un potenziale palindromo – è il titolo della prima mostra personale in un’istituzione pubblica italiana di Darren Bader (Bridgeport, CT, 1978), uno dei più sperimentali artisti internazionali delle ultime generazioni.

Al Madre l’artista trasforma il tradizionale dispositivo della mostra personale in uno strumento plurimo e molteplice di analisi dei modelli con cui le opere d’arte sono recepite e mediate nello spazio-tempo istituzionale. Le opere e gli interventi grafici di Bader sono inseriti nel percorso della collezione costituendo una vera e propria, anche se volutamente quasi non percepibile, “mostra nella mostra” formata da una serie di esche disseminate in un allestimento a “camouflage” che, nella sua articolazione complessiva, esprime un punto di vista ellittico, denso di cortocircuiti ironici e giochi linguistici sulle singole opere, sui temi affrontati, sulle logiche d’allestimento, comunicative e didattiche, sugli statuti stessi della collezione e dell’identità museale contemporanea. L’intervento sfumato, intricato dell’artista, è concepito come un gioco sottile per il visitatore, che include anche un invito ad esporre indirizzato a una serie di altri artisti, le cui opere saranno presentate, insieme a quelle di Bader e a quelle entrate in collezione. Sarà presentato anche un gruppo di altri lavori, spesso minimi, di natura trasformativa o performativa, o destinati al pubblico digitale.

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